LE PREGHIERE PER I MORTI - Confutazione della dottrina papista


La dottrina dei teologi papisti

Pregando per le anime in purgatorio si alleviano le loro pene.

I teologi papisti affermano che pregando per coloro che sono morti, si possano lenire le pene delle anime meritevoli di salvezza che sono nel purgatorio, e si possa pure abbreviare il tempo che ci devono rimanere!

Questa dottrina, come potete vedere, é strettamente legata al purgatorio. Essa è stata fabbricata con delle parole attinte dal libro dei Maccabei (uno dei libri apocrifi non ispirati da Dio) che dicono che un certo Giuda Maccabeo assieme ad altri supplica­rono Dio di perdonare i peccati di alcuni soldati Giudei caduti in battaglia,[Cfr. 2 Maccabei 12:41,42] e che questo Giuda fece raccogliere del denaro che mandò a Gerusalemme per fare offrire un sacrificio espiatorio per il peccato di quei morti.


A queste parole sono state aggiunte diverse parole dei loro cosiddetti padri che erano in favore delle preghiere per i morti. Tra queste spiccano quelle di Agostino: essi citano infatti spesso queste parole di Agostino che lui rivolse a Dio per sua madre dopo che questa morì: ‘Rimetti anche Tu a lei i suoi debiti, quelli che contrasse in tanti anni, dopo avere ricevuto l’acqua della salute. Rimettili, o Signore, rimettili, te ne supplico, non entrare in giudizio con essa…’;
Agostino di Ippona, Le Confessioni, Lib. IX, cap. XIII] poi delle altre sue parole con le quali egli dice a Dio di ispirare i suoi servi affinché si ricordino all’altare di sua madre Monica e di suo padre Patrizio, defunti;[Cfr. Agostino, op. cit., Lib. IX, cap. XIII] e questa sua citazione dal libro La città di Dio che dice:


‘La stessa preghiera della Chiesa o di qualche uomo pio a favore di alcuni defunti è esaudita, ma soltanto per quelli che, rigenerati in Cristo, non hanno condotto nel loro corpo una vita tanto cattiva da essere giudicati indegni di questa misericordia, ma neppure una vita così buona da non avere bisogno di quella misericordia’.[Agostino di Ippona, La Città di Dio, Lib. XXI, cap. 24,2]

CONFUTAZIONE 

I MORTI NON HANNO BISOGNO DELLE NOSTRE PREGHIERE
Non ritengo superfluo dirvi di riprovare e confutare questa dottrina diabolica che fa credere a milioni di persone che i viventi possano in qualche modo contribuire alla salvezza delle anime di coloro che sono morti nei loro falli pregando per loro.

La Scrittura afferma che quando muore un peccatore egli se ne va nel soggiorno dei morti dove c’é un fuoco non attizzato da mano d’uomo e dove c’é il pianto e lo stridore dei denti. Per lui non c’é più nessuna possibilità di essere salvato; gli rimarrà solo di aspettare il giudizio del gran giorno e la relativa condanna.

Per chi invece muore nel Signore, cioè muore riconciliato con Dio, c’é la gloria, perché l’anima sua si diparte dal corpo e va ad abitare con il Signore lassù nel cielo. Quindi se l’uomo muore perduto, perduto rimarrà in attesa del giudizio e anche dopo che sarà giudicato, cioè per l’eternità; se invece muore salvato, sarà salvo sia nell’attesa della risurre­zione che anche dopo che Dio giudicherà il suo popolo.


Secondo l’insegnamento della Parola di Dio non esistono vie alternative a quella che mena alla perdizione ed a quella che mena alla vita; ma non secondo il catechismo cattolico, infatti per esso esiste, ed é il purgatorio dove secondo loro le anime dei defunti con l’aiuto delle preghiere dei viventi ricevono l’alleviamento delle loro pene e la liberazione da esse per potere accedere al paradiso di Dio. Che inganno che è questo purgatorio!


NOI DOBBIAMO PREGARE PER I VIVI

La Scrittura ci insegna che noi dobbiamo pregare per tutti gli uomini affinché siano salvati, ma questo lo dobbiamo fare mentre essi sono ancora in vita, e non anche dopo che essi sono morti infatti l’apostolo Paolo dice a Timoteo: “Io esorto dunque, prima d’ogni altra cosa, che si facciano supplicazioni, preghiere, interces­sioni, ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che sono in autorità, affinché possiamo menare una vita tranquilla e quieta, in ogni pietà e onestà”.[1Tim. 2:1,2]

Paolo stesso in questo ci ha lasciato l’esempio, perché egli pregava per gli increduli affinché fossero salvati secondo che é scritto: “
Il desiderio del mio cuore e la mia preghiera a Dio per loro é che siano salvati”,[Rom. 10:1] ma le sue preghiere egli le rivolgeva a Dio solo per coloro che erano ancora in vita. E questo perché lui sapeva che sarebbe stato del tutto inutile pregare per la salvezza dei peccatori morti, perché non credeva all’esistenza di un purgatorio nell’aldilà da dove le anime con l’aiuto delle sue preghiere avrebbero potuto passare in paradiso.

Anche per quanto riguarda i credenti la Scrittura ci insegna che noi dobbiamo pregare per loro mentre sono in vita, perché una volta che sono morti noi con le nostre preghiere in loro favore non possiamo fare alcunché in loro favore.

Il Figliuol di Dio nei giorni della sua carne pregò per i vivi, e così anche gli aposto­li dopo di lui. Vi sono molte Scritture che lo confermano; perciò pure noi dobbiamo pregare per i nostri fratelli solo mentre essi sono in vita, e non anche dopo che sono morti perché in cielo essi non hanno punto più bisogno delle nostre preghiere.  


CONCLUSIONE

Il come si sia formata questa malefica dottrina del purgatorio nel corso del tempo e come essa sia stata accettata da molti come buona a danno delle loro anime ci fa comprendere alcune cose.

Innanzi tutto che se una dottrina non può essere conferma­ta dagli Scritti sacri e va contro la sana dottrina essa deve essere rigettata e confutata senza indugio alcuno per non trovarsi avvelenati spiritualmente. In secondo luogo che non importa quanto antica sia una dottrina, o chi siano stati i suoi sostenitori, se essa va contro la Parola di Dio deve essere rigettata; insomma, non importa chi la sosteneva nell’antichità, se Agostino, Girolamo, Ambrogio, ecc. essa va rigettata.

Nessuno si lasci trarre in inganno dal fatto che quegli scrittori vissero molti secoli fa; perché questo non ha nessun valore, perché per stabilire se una dottrina è vera non si deve guardare quanto antica sia ma se è conforme all’insegnamento della Parola di Dio presa nella sua globalità.

Abbiamo visto che i Cattolici romani citano spesso molti dei cosiddetti padri della chiesa attribuendo alle loro parole uguale importanza che alle parole dei profeti e degli apostoli e del Signore Gesù. Difatti, essi citano spesso questi antichi scrittori per sostene­re le loro eresie. A noi non importa quanto siano stati famosi e rispettati quegli uomini ai loro tempi, e neppure quanto eloquenti siano stati, e neppure quanti volumi abbiano scritto; ciò che di storto essi hanno detto noi non lo accettiamo.

Per noi le loro strane dottrine non hanno per nulla lo stesso valore della Parola di Dio come invece ce l’hanno per i Cattolici, anzi è meglio dire che per noi credenti non hanno nessun valore perché esse si oppongono nettamente alle sane parole del Signore e degli apostoli.

L’esempio del purgatorio conferma quanto appena detto: il purgatorio infatti, che è parte della cosiddetta venerabile tradizione passata di mano in mano, attacca il potere espiatorio del sangue di Cristo, perché lo annulla.

E’ dunque una dottrina di demoni, non una dottrina degli apostoli;
demoniaca e non apostolica. E’ una vanità ingannatrice scaturita da delle menti carnali che bisogna rigettare, distruggere e smascherare con le Scritture. Siate ferventi di spirito, zelanti nelle Scritture, levatevi in favore della verità anche voi distruggendo questa roccaforte papista che ha illuso fino ad ora centinaia di milioni di persone scaraventandole all’inferno.   




G.Butindaro, La Chiesa Cattolica Romana
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