I SACRAMENTALI: l'acqua 'santa' - le medaglie - lo scapolare - le candele - le campane - il crocifisso - il segno della croce


La dottrina dei teologi papisti
I sacramentali sono cose o azioni che hanno degli effetti soprattutto spirituali; sono di istituzione ecclesiastica.
Secondo quello che insegna la teologia romana i sacramentali sono cose o azioni, di cui la Chiesa, imitando in qualche modo i sacramenti si serve per raggiungere, in virtù della sua impetra­zione, effetti soprattutto spirituali. La differenza che passa tra i sacramenti e i sacramentali, secondo i teologi papisti, è questa: i sacramenti producono la grazia santificante e sono di istituzione divina, mentre i sacramentali non conferiscono la grazia santificante e non sono di istituzione divina ma ecclesia­stica.

Fra i sacramentali esamineremo e confuteremo l’acqua ‘santa’, le medaglie, lo scapola­re, le candele, le campane, il crocifisso e il segno della croce. [1]

 L'ACQUA 'SANTA'
Che cos’è l’acqua santa? Essa è, secondo l’Enciclopedia Cattoli­ca, l’acqua benedetta ‘di cui si serve comunemente la Chiesa, confezionandola con una miscela di sale mentre si recitano appo­site preghiere. Questa mescolanza di sale, simbolo di incorrutti­bilità, è stata ispirata, non tanto dal fatto biblico di Eliseo profeta che sanò col sale le acque di Gerico, quanto dalla diffu­sa credenza che il sale fosse dotato d’una virtù repulsiva contro i demoni. 
La preparazione dell’acqua santa, giusta le prescrizio­ni del rituale romano, comporta: a) un esorcismo sul sale e sull’acqua per purificarli da ogni influenza impura o nociva; b) una benedizione su entrambi, perché il sale ‘sia a tutti quanti ne gusteranno salute per l’anima e pel corpo’, e l’acqua ‘riceva la virtù della grazia divina di scacciare i demoni, di guarire le malattie, così che qualsiasi cosa nelle case e nei luoghi dei fedeli sarà stata aspersa con questa acqua, sia preservata da ogni sozzura e liberata da ogni male’. [Enciclopedia Cattolica, vol. 1, 234]
L’esorcismo operato sul sale è il seguente: ‘Io ti esorcizzo o creatura di sale, per l’Iddio vivo, per l’Iddio vero, per l’Iddio santo, il quale ordinò che, per mezzo del profeta Eliseo, fossi posto nell’acqua, acciò fosse sanata la sua sterilità: io ti esorcizzo acciò tu diventi sale esorcizzato a salvezza dei cre­denti, e sii la salvezza dell’anima e del corpo per tutti quelli che ti useranno’. 
Quest’acqua benedetta è contenuta in una conca o vasca, chiamata acquasantiera, che si trova all’ingresso dei templi d’idoli della chiesa romana; e con essa i Cattolici si aspergono la fronte. Essa viene anche portata dal prete qua e là in un secchio metal­lico munito di maniglia, quando con essa deve benedire le case.
Come si può ben comprendere questo rito della benedizione fatta con quest’acqua è una delle tante superstizioni trapiantatasi in mezzo alla chiesa romana nel corso del tempo. Come si può infatti mettersi a credere che dell’acqua salata abbia la virtù di puri­ficare l’anima delle persone da certi peccati e di tenere lontani i demoni se non a causa della grande ignoranza presente nei Cattolici e della loro cecità spirituale? Ecco che cosa insegna la curia romana ai Cattolici! A riporre la loro fiducia in un acqua salata! 
Ma questa loro fiducia nell’ac­qua santa è un illusione perché essa non solo non purifica la loro anima ma neppure tiene lontano da essi i demoni. Anzi dob­biamo dire che i templi d’idoli dei Cattolici sono infestati di spiriti seduttori e di ogni spirito d’immondo; in verità sono alberghi di demoni. E che dire dell’aspersione delle case private di coloro che le fanno aspergere con quest’acqua pensando di metterle al sicuro dall’opera dei demoni? Diremo che anche que­st’aspersione è vana.
Noi credenti siamo stati aspersi con il sangue prezioso di Cri­sto e in virtù della potenza purificatrice che possiede il sangue di Gesù siamo mondati da tutti i nostri peccati secondo che è scritto: “Il sangue di Gesù, suo Figliuolo, ci purifica da ogni peccato”, [1 Giov. 1:7] ed ancora: “Avendo i cuori aspersi di quell’aspersione che li purifica dalla mala coscienza”; [Ebr. 10:22] per esso siamo stati santificati perché è scritto: “Perciò anche Gesù, per santificare il popolo col proprio sangue, soffrì fuor della porta”; [Ebr. 13:12] sempre per esso abbiamo la redenzione secondo che è scritto: “In lui noi abbiamo la redenzione mediante il suo san­gue”, [Ef. 1:7] ed abbiamo vinto il diavolo secondo che è scritto: “Ma essi l’hanno vinto a cagion del sangue dell’Agnello…”. [Ap. 12:11]

Noi quindi non abbiamo bisogno di nessuna aspersione di nessun’acqua bene­detta perché l’aspersione del sangue di Cristo che abbiamo rice­vuto per la grazia di Dio ci è sufficiente. E non abbiamo bisogno neppure che il prete venga a benedirci la casa con l’acqua benedetta, per questo quando viene non accettiamo che asperga le nostre case. Colui che ci protegge è il Signore; noi in lui abbiamo riposto la nostra fiducia e riponiamo del continuo la nostra fiducia.

A lui raccomandiamo le nostre anime, le nostre famiglie, i nostri beni materiali; siamo nelle mani di Dio e non ci può accadere nulla senza il permesso di Dio perché persino i capelli del nostro capo sono tutti contati.
Al bando dunque questa superstizione cattolica romana sull’acqua santa; o Cattolici rientrate in voi stessi e fatevi aspergere anche voi da Dio con il sangue di Cristo per ottenere la salvezza dell’anima vostra, per essere santificati, per essere lavati da tutti i vostri peccati e per vincere così il diavolo. Vi scongiu­riamo nel nome del Signore a farlo!
LE MEDAGLIE
Le medaglie sono delle piastre di metallo a forma di monete sulle quali sono raffigurate delle immagini, che generalmente sono quelle di Gesù, quelle di Maria e dei ‘santi’ della chiesa roma­na. Vengono preventivamente benedette dal parroco, dal vescovo, da cardinali, ed anche dal papa, e ad esse viene attribuito il potere di proteggere colui che le indossa e ad esse sono collega­te molte grazie. 
Prendiamo per esempio la medaglia con l’effigie che rappresenta Cristoforo; i Cattolici credono che essa messa in macchina li protegga dagli incidenti; per questo quando cambiano macchina si premurano a prendere la medaglia ‘protettrice’ e a porla nell’automobile nuova.
I Cattolici sono così attaccati a queste medaglie benedette che se le cuciono agli abiti, le baciano e le ribaciano durante le loro preghiere, le appendono al letto e alle pareti. D’altronde è comprensibile questo loro morboso attaccamento a queste medaglie; gli viene detto dalle loro guide cieche che esse hanno il potere di preservare dal male chi ce le ha e di assicurargli svariate grazie e loro ci credono, perciò se le tengono vicino! 
Ma tutto questo è solo una forma di superstizione radicatasi nel cuore di queste persone che vivono nelle tenebre; niente di più. Assomiglia molto alla superstizione di cui sono invasi molte popolazioni selvagge a riguardo dei loro amuleti. Ancora una volta riscontriamo nella chiesa romana evidenti forme di pagane­simo abilmente camuffate. 
Noi riproviamo questi amuleti dei Cattolici assieme alle super­stizioni collegate ad essi perché la Scrittura dice di non farsi immagine alcuna di cose che sono lassù in cielo o quaggiù sulla terra o sotto la terra e perché le credenze che accompagnano queste medaglie sono menzogne generate dal diavolo.
LO SCAPOLARE
Lo scapolare è un oggetto formato da due rettangolini di lana, della grandezza di tre-quattro centimetri uniti da un cordoncino, che si mette sul collo. Lo scapolare è un segno di devozione, e spesso serve ad indicare una specie di partecipazione in ispirito ad un dato ordine monastico, dell’abito del quale lo scapolare prende il colore. Anche gli scapolari possiedono, secondo la tradizione romana, particolari virtù e conferiscono grazie e privilegi; ad essi sono annessi anche delle indulgenze. 
Il più famoso scapolare è quello Carmelitano che, la tradizione dice, Maria avrebbe conferito a Simon Stock, generale dell’ordine dei Carmelitani; chi lo indossa scampa all’inferno. Maria avrebbe pure promesso a Giovanni XXII che sarebbe andata lei stessa in purgatorio ogni sabato per trarne fuori tutti gli scapolaristi che sarebbero morti la settimana precedente e portarli direttamente in paradiso. Questo è stato garantito da Giovanni XXII nella sua bolla dettaSabbatina del 1322 e confermato da Alessandro V, Clemente VII, Pio V e Gregorio XIII. 
Lo scapolare si può benissimo paragonare ad altri oggetti, quali il ferro di cavallo, il cornetto, i dadi ecc., considerati da molti dei portafortuna, perché anch’esso, viene detto, porta fortuna a chi lo porta.

La Parola di Dio riprova questa pratica superstiziosa del portare lo scapolare perché essa affonda le sue radici nel paganesimo. Ma che bene può mai fare un oggetto del genere a chi lo indossa? Ah! come sono fitte le tenebre nelle quali i Cattolici romani branco­lano. Preghiamo per loro affinché Dio li strappi dalla potestà delle tenebre e li porti a camminare nella luce. [2]
LE CAMPANE
La campana è uno strumento di bronzo a forma di tazza capovolta, che suona quando le pareti ne sono percosse da un battaglio nell’interno o da un martello all’esterno. Le campane sono usate dalla chiesa romana per chiamare i Cattolici alle funzioni religiose, e ad esortarli alla preghiera in determinate ore del giorno come per esempio quando suona l’Ange­lus. In questo caso al suono della campana del mattino, del mezzogiorno e del tramonto i Cattolici sono invitati a recitare tre Ave Maria. Esse sono considerate delle cose sacre e vengono perciò consacra­te e benedette. 
Anche alle campane sono attribuite particolari poteri; uno di questi è quello di allontanare la grandine. In alcuni paesi dell’Umbria per esempio è opinione diffusa fra la gente che se il campanaro è sollecito a suonare le campane prima che la grandine sia arrivata nel territorio della parrocchia, essa non potrà entrarvi. In Abruzzo non tutte le campane hanno gli stessi poteri, alcune infatti sono dotate di virtù superiori alle altre per allontanare la grandine, e di quali si tratta? Di quelle battezzate nel nome di un santo protettore contro la grandine!
Ma che dice la Scrittura sulle campane? Diciamo che essa non ne parla minimamente; esse non erano in uso nella Chiesa primitiva. Gli apostoli non chiamavano al culto i fedeli e non esortavano i fedeli a pregare facendo suonare delle campane o qualche altro strumento. 
Per quanto riguarda la credenza che esse abbiano il potere di allontanare la grandine, diciamo semplicemente che è una menzogna. Possiamo dire che le campane dei Cattolici non possono allontanare la grandine dal territorio della parrocchia nella stessa maniera in cui gli dèi d’Egitto, ai giorni di Mosè, non poterono allontanare il flagello della grandine dal paese dell’Egitto.
LE CANDELE
‘Sono il mezzo più comune e obbligatorio dell’illuminazione liturgica nelle funzioni religiose’, dice l’Enciclopedia Cattoli­ca. [Enciclopedia Cattolica, vol. 3, 519] E difatti esse si vedono sugli altari, e davanti alle immagini ed alle statue, e vengono poste anche sulle tombe.
La Scrittura non dice che noi dobbiamo usare le candele nel culto che rendiamo a Dio. Certamente però le candele sono utili, nel caso va via la luce nelle nostre case, perché accese danno un pò di luce nel buio.
Ricordiamo che l’uso della candela nella funzione religiosa è di origine pagana; l’imperatore per esempio nelle sue comparse era accompagnato con ceri accesi. Ed inoltre che le candele vengono usate dai maghi e dalle streghe nelle loro messe nere. Per quale motivo usano le candele? Perché esse creano l’atmosfera necessaria alle loro diaboliche funzioni.
IL CROCIFISSO
Ecco cosa dice il Perardi nel suo Nuovo Manuale del Catechista a ri­guardo del crocifisso: ‘Siate devotissimi di Gesù crocifisso (…) portatene devotamente l’immagine al collo; baciate spesso il Crocifisso in vita per meritare di morire stringendolo devotamen­te tra le mani. – Sopra del letto ponete il Crocifisso; alla sera baciatene devotamente le piaghe’. [Giuseppe Perardi, op. cit., pag. 148]
Come potete vedere ci troviamo davanti ad un’ennesima forma di idolatria perpetrata dalla curia romana a danno di coloro che gli vanno dietro. Cominciamo col dire che noi crediamo che Gesù Cristo fu crocifis­so sulla croce per i nostri peccati, ma non solo lo crediamo, ma lo predichiamo pure perché in noi c’é “lo stesso spirito di fede, ch’è in quella parola della Scrittura: Ho creduto, perciò ho parlato”. [2 Cor. 4:13]
Noi ci gloriamo pure della croce del Signore nostro Gesù Cristo come faceva l’apostolo Paolo perché per mezzo di essa il mondo per noi é stato crocifisso e noi siamo stati croci­fissi per il mondo; [Cfr. Gal. 6:14] ma noi non ci permettiamo di farci una croce né di legno e né di altro materiale, e neppure di attaccarci una statuetta raffigurante il nostro Signore mentre soffriva su di essa, e questo perché la Scrittura ci vieta di fare simili cose secondo che è scritto: “Non ti fare scultura alcuna né immagine alcuna delle cose che sono lassù ne’ cieli o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra; non ti prostrare dinanzi a tali cose e non servir loro…”. [Es. 20:4,5]
I Cattolici dicono che è la tradizione che dice loro di farsi il crocifisso e di portarselo con loro e di baciarlo e di attaccarlo alle pareti di casa loro o di qualche altro luogo; ma a noi non ci importa nulla della loro tradizione. Da come parlano i Cattolici c’é potenza nel crocifisso ma questo é falso perché la potenza é nel nome di Cristo Gesù e nella parola della croce e non in un pezzo di legno. Ma poi in questa maniera fanno apparire Gesù Cristo sempre soffe­rente, ed ancora in croce; ma egli non é più appeso alla croce perché da essa fu tirato giù e posto in un sepolcro da Giuseppe d’Arimatea. Ma più che questo Egli risuscitò dai morti e non muore più. 
Noi non sentiamo affatto il bisogno del crocifisso né appeso al nostro collo e neppure appeso alle pareti di casa nostra o dei nostri locali di culto per ricordarci di Gesù perché a noi basta leggere il Vangelo per ricordarci delle sofferenze che Cristo ha patito per noi, e perché noi siamo chiamati a ricordarci della morte del Signore mediante la cena istituita da Gesù Cristo e non con questo artifizio umano che é il crocifisso.
E così la chiesa romana ha fatto spargere per il mondo intero crocifissi di ogni genere; qui in Italia ci sono crocifissi un pò dovunque. Il crocifisso, da come parlano molti Cattolici, li fà sentire al sicuro; senza il crocifisso con loro invece non si sentono più sicuri, come se esso avesse il potere di proteggere quelli che se lo portano dietro o la casa dove é appeso! 
Ma “il giusto se ne sta sicuro come un leone” [Prov. 28:1]  perché sa di essere stato riconciliato con Dio mediante il sangue di Cristo e perché sa che il Signore é il suo rifugio e male alcuno non lo coglierà secondo che é scritto: “Poiché tu hai detto: O Eterno, tu sei il mio rifugio; tu hai preso l’Altissimo per il tuo asilo, male alcuno non ti coglierà, né piaga alcuna s’accosterà alla tua tenda. Poiché egli comanderà ai suoi angeli di guardarti in tutte le tue vie”, [Sal. 91:9-11] per questo egli considera quella del crocifisso solo una superstizione che per altro serve a fare guadagnare non poco denaro ai costruttori di crocifissi.
IL SEGNO DELLA CROCE
I Cattolici si fanno il segno della croce portan­dosi la mando destra alla fronte, e dicendo: In nome del Padre: poi al petto, dicendo: e del Figliuolo; quindi alla spalla sini­stra e alla destra, dicendo: e dello Spirito Santo. 
Questo perché è stato loro insegnato quanto segue: ‘Come cristiani abbiamo un segno esterno che ci distingue da quelli che non sono cristiani; esso é il segno della croce (….) Nel segno della Croce, con le parole esprimiamo l’Unità e Trini­tà di Dio, e con la figura della Croce la Passione e la Morte del Nostro Signor Gesù Cristo (….) Abbiate gran venerazione pel segno della Croce con cui esprimete i due misteri principali (…) E’ sempre bene fare il segno della Croce, ma specialmente prima e dopo ogni atto di religione, prima e dopo il cibo e il riposo, e nei pericoli dell’anima e del corpo’. [Giuseppe Perardi, op. cit., pag. 84, 85, 86, 87]
Anche qui ci troviamo davanti a un insegnamento di cui non tro­viamo il benché minimo riscontro nelle Scritture. Noi crediamo che Dio é trino, cioè che la Divinità è composta da Dio Padre, da Dio Figliuolo e da Dio Spirito Santo e che i tre sono uno ab eterno e in eterno; noi crediamo in ciò che la Scrit­tura dice attorno alle sofferenze di Cristo, alla sua morte, ma per esprimere la nostra fede in queste cose non siamo chiamati a farci il segno della croce, ma bensì a testimoniarne con la nostra bocca come fecero prima di noi anticamente gli apostoli.
E poi la Scrittura ci insegna a rendere grazie a Dio con le nostre parole prima di mangiare e non facendoci il segno della croce perché così hanno fatto sia Gesù che gli apostoli prima di noi secondo che é scritto: “Gesù quindi prese i pani; e dopo aver rese grazie, li distribuì alla gente seduta…”, [Giov. 6:11] e: “Paolo… preso del pane, rese grazie a Dio, in presenza di tutti; poi, rottolo, cominciò a mangiare”. [Atti 27:33,35]

L’apostolo Paolo ha detto a Timoteo: “Poiché tutto quel che Dio ha creato è buono; e nulla è da riprovare, se usato con rendimen­to di grazie; perché é santificato dalla parola di Dio e dalla preghiera”; [1 Tim. 4:4,5] e non dal segno della croce. E poi ancora; ma dove mai sta scritto nella Parola di Dio che quando si é nella distretta ci si deve fare il segno della croce per invocare l’assistenza di Dio? Essa dice di invocare Dio con la nostra bocca, non con qualche segno particolare, infatti Dio dice: “Invocami nel giorno della distretta; io te ne trarrò fuori, e tu mi glorificherai”. [Sal. 50:15]

[1] Oltre a questi ci sono gli Agnus Dei, gli anelli (matrimoniali o religiosi), le ceneri quaresimali, i rami d’ulivo e le palme, le corone del rosario, e le cosiddette immagini sacre.
[2] Se questi papi hanno garantito ciò in favore degli scapolaristi come mai le autorità ecclesiastiche cattoliche non ordinano a chiunque di portare questo scapolare e così strappare in brevissimo tempo ‘alle pene del purgatorio’ tante anime? La risposta è perché esse hanno tutto l’interesse a ‘mantenere’ sempre pieno il purgatorio; per cui più anime vi stanno e per più tempo possibile, e meglio è. L’interesse naturalmente è di tipo economico, perché per le anime che sono nel purgatorio i Cattolici devono far dire le messe che sono a pagamento.

Tratto da:
G.Butindaro, La Chiesa Cattolica Romana

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