LA CHIESA DI DIO SECONDO LA SCRITTURA


Vediamo ora come viene chiamata e rappresentata la Chiesa di Dio dalla Scrittura, al fine di comprendere e dimostrare perché non si può identificarla con la chiesa cattolica romana.
-  Gesù Cristo ha paragonato la Chiesa ad una vite; egli disse infatti ai suoi discepoli: “Io sono la vera vite, e il Padre mio é il vi­gnaiuolo. Ogni tralcio che in me non dà frutto, Egli lo toglie via; e ogni tralcio che dà frutto, lo rimonda affinché ne dia di più. Voi siete già mondi a motivo della parola che v’ho annunzia­ta. Dimorate in me, e io dimorerò in voi. Come il tralcio non può da sé dar frutto se non rimane nella vite, così neppur voi, se non dimorate in me. Io son la vite, voi siete i tralci”. [Giov. 15:1-5]

Ora, noi ci siamo uniti al Signore e siamo diventati un solo spirito con lui quando ci siamo ravveduti dai nostri peccati ed abbiamo creduto nel suo nome; per questo diciamo di essere entra­ti a fare parte della vite, cioè della casa di Dio. Quindi coloro che non si sono ancora ravveduti e non hanno creduto nel Figliuo­lo di Dio non sono uno con noi in Cristo Gesù, non importa di che Chiesa essi dicono di fare parte, perché non sono dei tralci della vigna di Dio.
Come si fa dunque a riconoscere se una perso­na è un tralcio di questa vite? Innanzi tutto dal fatto che possiede la certezza di avere ottenuto la remissione dei peccati (perché si è ravveduto ed ha creduto in Cristo); e poi dai frutti degni del ravvedimento che egli porta osservando i comandamenti di Cristo. In altre parole dal fatto che egli dimora in Cristo e che Cristo dimora in lui. Come si possono dunque definire tralci della vite i Cattolici romani che dicono di non avere la certezza del perdono dei peccati e che sono dati all’idolatria e ad ogni forma di super­stizione? La risposta è: non si può.
La Chiesa di Gesù Cristo è l’assemblea di quelli che il Signore ha riscattati dal presente secolo malvagio, cioè di quelli che egli ha tirato fuori dal presente sistema di cose.[1]



E noi, essendo stati tirati fuori dal presente secolo, siamo entrati a fare parte di questa santa assemblea: mentre tutti coloro che sono ancora di questo mondo non ne fanno parte, non importa se sono stati battezzati da fanciulli, cresimati o se si comunicano regolarmente. Essi sono nel numero di coloro che la Scrittura chiama “quelli di fuori” [Col. 4:5] e non tra coloro che la Scrittura defini­sce “quelli di dentro”. [1 Cor. 5:12]
Ma perché possiamo affermare che i Cattolici romani sono fuori dalla Chiesa di Dio e non dentro, e quindi del mondo e non di Cristo? Perché essi stessi, con la loro stessa bocca, affermano di non essere stati salvati. Non si può infatti definire una persona perduta un membro dell’ekklesia di Dio; perché le pecore perdute sono fuori dall’ovile e non dentro. Ribadiamo però anche che non si possono definire membri della Chiesa di Dio neppure tutti quelli che si dicono Evangelici o Protestanti ma che ancora non sono nati di nuovo. Essi sono perduti e fuori dalla Chiesa alla stessa stregua dei Cattolici romani.
-  La Chiesa è una casa spirituale formata da pietre viventi, cioè da uomini e donne che erano un giorno morti nei loro peccati e dopo sono stati vivificati dallo Spirito Santo; e noi per la grazia di Dio siamo parte di queste pietre viventi.


Questo è quello che insegna Paolo quando dice agli Efesini: 



E voi pure ha vivificati, voi ch’eravate morti nei vostri falli e nei vostri peccati… Voi dunque non siete più né forestieri né avventizî; ma siete concittadini dei santi e membri della fami­glia di Dio, essendo stati edificati sul fondamento degli aposto­li e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare, sulla quale l’edificio intero, ben collegato insieme, si va innalzando per essere un tempio santo nel Signore. Ed in lui voi pure entrate a far parte dell’edificio, che ha da servire di dimora a Dio per lo Spirito”. [Ef. 2:1,19-22]



L’apostolo Pietro lo conferma nella sua prima epistola, infatti prima dice agli eletti: “Siete stati rigenerati non da seme corruttibile, ma incorruttibile, mediante la parola di Dio vivente e permanente… come bambini pur ora nati, appetite il puro latte spirituale…”, [1 Piet. 1:23; 2:2] e poi afferma: “Anche voi, come pietre viventi, siete edificati qual casa spirituale…”. [1 Piet. 2:5]
Quindi la Chiesa non può essere identificata con una organizza­zione di persone ancora morte nei loro peccati che corrono dietro agl’idoli muti, e che purtroppo, essendo state ingannate dai loro rettori, pensano di essere rinate e di essere entrate a fare parte della Chiesa di Gesù Cristo quando gli è stata versata sul capo l’acqua ‘benedetta’.



Dov’è la vita in loro? Noi vediamo solo morte. Quella morte spirituale nella quale pure noi eravamo immersi nel passato quando eravamo schiavi del peccato. Noi sappiamo bene che cosa significa essere morti nei propri falli; per questo ci esprimiamo con sicurezza quando diciamo che i Cattolici romani sono ancora morti nei loro falli. Non è un giudizio ingiusto dato dall’apparenza, ma un giudizio giusto che si fonda sui fatti.
-  La Chiesa di Dio è il corpo di Cristo perché Paolo, scrivendo alla Chiesa di Dio che era in Corinto, dice loro: “Or voi siete il corpo di Cristo, e membra d’esso, ciascuno per parte sua”. [1 Cor. 12:27]


E siccome che le persone entrano a fare parte di esso per opera dello Spirito Santo secondo che è scritto: “Noi tutti abbiam ricevuto il battesimo di un unico Spirito per formare un unico corpo, e Giudei e Greci, e schiavi e liberi; e tutti siamo stati abbeverati di un unico Spirito”, [1Cor. 12:13] perché è Lui che prima le con­vince quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio e poi le vivifica; non si possono chiamare membri del corpo di Cristo persone che ancora non sono state vivificate dallo Spirito Santo. 
Per certo se i Cattolici romani fossero stati vivificati e fosse­ro perciò membra del corpo di Cristo, non avrebbero bisogno di nascere di nuovo e non perseguiterebbero e non insulterebbero tutti coloro che nel loro mezzo si ravvedono e credono nel Vange­lo e si separano da loro e cominciano a riprovare le loro eresie e la loro idolatria, perché noi sappiamo che Cristo non è diviso contro se stesso.


Anzi, essi si atterrebbero al capo del corpo, cioè a Cristo, come noi; ma dov’è tutto ciò quando è manifesto che essi si attengono al cosiddetto papa anziché a Cristo? Paolo dice anche parlando del corpo di Cristo che “se un membro soffre, tutte le membra soffrono con lui; e se un membro è onora­to, tutte le membra ne gioiscono con lui”; [1 Cor. 12:26] ma noi non riscontria­mo che se qualcuno di noi soffre essi soffrono con noi, e neppure che se qualcuno di noi è onorato da Dio o dagli uomini essi si rallegrano con noi, il che conferma che non possono definirsi membri del corpo di Cristo.

Queste sono le prove che dimostrano che essi non sono membri del corpo di Cristo, ma lo devono ancora diventare.
-  La Chiesa, secondo le parole di Pietro, è “una generazione eletta”, [1 Piet. 2:9] cioè un insieme di persone che sono state elette a sal­vezza mediante la fede nella verità. Quindi coloro che ne sono membri sono sicuri di essere salvati perché hanno sperimentato la salvezza di Dio.

Non si possono perciò definire Chiesa di Dio uomini e donne che ammettono apertamente di non essere stati salvati ma di essere ancora dei peccatori, o che è manifesto che sono ancora dei peccatori schiavi delle concupiscenze carnali e di ogni forma di idolatria e superstizione. A meno che non si voglia cominciare a chiamare coloro che sono ancora perduti, ritrovati; coloro che sono ancora schiavi del peccato, salvati; o coloro che sono della notte, figliuoli del giorno.
 La Chiesa, sempre secondo le parole di Pietro, é “un real sacerdozio”, [1 Piet. 2:9] ossia un regno di sacerdoti che offrono a Dio sacri­fici spirituali accettevoli per mezzo di Gesù Cristo. Perciò non si possono definire Chiesa di Dio i Cattolici romani che offrono il loro culto a Maria, agli angeli, o ai santi (sia a quelli veri che a quelli falsi) che sono morti, perché questo loro sacrificio non é accettevole a Dio ma gli é in abominio. Diciamo che i sacrifici spirituali che i Cattolici offrono alle loro statue e alle loro immagini sono un fetore alle narici di Dio, perché sono offerti ai demoni che si celano dietro questi loro idoli.

Ricordatevi che Paolo dice che le carni che i Genti­li sacrificano agl’idoli essi “le sacrificano ai demonî e non a Dio”;
 [
1 Cor. 10:20] la medesima cosa si può dire di tutti i Cattolici romani che offrono i loro sacrifici spirituali ai loro idoli; essi li offrono ai demoni e non a Dio.
-  La Chiesa, secondo le parole di Pietro, è “una gente santa”, [1 Piet. 2:9] cioè una gente che è stata santificata mediante lo Spirito Santo e che procaccia la santificazione. Quindi siccome che i peccatori schiavi delle loro concupiscenze e dell’idolatria non possono essere definiti dei santi, i Cattolici romani non sono membri della Chiesa, anche se hanno ricevuto il battesimo, la cresima e poi la comunione e si confessano al prete.
-  Paolo chiama la Chiesa dell’Iddio vivente “colonna e base della verità”, [1 Tim. 3:15] il che significa che essa serve di sostegno alla verità che è in Cristo Gesù, cioè alla Parola di Dio secondo che è scritto: “La tua parola è verità”; [Giov. 17:17] e che essa si leva in favore della verità.

Come si può quindi chiamare la chiesa romana la Chiesa di Dio quando invece di sostenere la verità, cioè la Parola di Dio, la calpesta e la soffoca con l’ingiustizia? 


Essa non predica il Vangelo della grazia di Dio ma un altro Evangelo perché annunzia che l’uomo viene salvato dalle opere buone, e cioè per i suoi meriti, e non dalla fede soltanto. Per questo non si può definire questa chiesa “colonna e base della verità”, ma la si deve chiamare nemica acerrima della verità.


Nota
[1] 
Il termine italiano chiesa deriva dalla parola greca ekklesia che significa ‘assemblea’

Tratto da:

G.Butindaro, La Chiesa Cattolica Romana
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