IL PECCATO - Confutazione della dottrina papista

La dottrina dei teologi papisti
I peccati si distinguono in veniali e mortali; i primi non privano chi li commette della grazia, mentre i secondi sì. I peccati veniali si espiano anche senza confessione; quelli mortali invece abbisognano della confessione per essere perdonati.
La dottrina sul peccato che insegna la chiesa romana, cioè il come si viene liberati dai peccati e la distinzione dei peccati, sta alla base dei suoi due sacramenti indispensabili alla salvezza, ma essa sta anche alla base del purgatorio. Ritengo dunque utile esporvela per sommi capi affinché possiate comprendere bene il perché il purgatorio è una dottrina indispensabile nella teologia papista.

Innanzi tutto essa insegna che mediante il battesimo il bambino diventa un cristiano, cioè rinasce spiritualmente a nuova vita, perché gli vengono cancellati i peccati mediante il battesimo; poi essa insegna la distinzione tra peccati veniali e peccati mortali facendo credere ai battezzati che vi sono dei peccati, quelli veniali, che non privano l’anima della grazia di Dio, ed altri, quelli mortali, che privano l’anima della grazia di Dio.
E per ciascuna di queste categorie di peccati la chiesa romana ha escogitato questo rimedio. Essa dice che un battezzato può ricevere il perdono dei suoi peccati veniali (dal latino venialis che significa ‘perdonabile’) durante la sua vita col pentimento, con buone opere e senza la confessione al prete, il Perardi afferma infatti: ‘Può aversene il perdono col pentimento e con buone opere, anche senza la confessione sacramentale’ [1] o altrimenti li soddisferà dopo morto con le pene gravi del purgatorio;[2]

mentre se commette un peccato mortale può ricevere il perdono di esso solo confessandolo al prete: ‘
La grazia di Dio, perduta per il peccato mortale, si riacquista con una buona confessione sacramentale’ [3] e dice che se muore senza averne fatta confessione sacra­mentale non potrà mai avere accesso al paradiso perché se ne andrà all’Inferno!

Ecco come si esprime il Perardi a tale riguardo: ‘Chi muore in istato di peccato mortale, va all’Inferno’.
[4]
In altri termini, per la chiesa romana siccome che le due categorie di peccati hanno degli effetti spirituali diversi sull’individuo che li commette (il peccato veniale non toglie la grazia mentre il peccato mortale sì), di conseguenza cambia anche il modo in cui se ne può ottenere il perdono; più facile per il primo perché in questo caso basta il pentimento con qualche opera buona, più difficile per il secondo perché in questo caso è necessaria la confessione o la contrizione perfetta!
Ma non è tutto: perché dato che la penitenza ‘rimette la pena eterna, ma ne lascia ordinariamente una temporanea da scontare o in questa vita o nell’altra’ il penitente deve anche lui dare la sua parte di soddisfazione per espiare tutta la pena dei suoi peccati commessi.
Per chi dice invece che ‘tutta la pena viene sempre rimessa da Dio insieme alla colpa e che l’unica soddisfazione dei penitenti è la fede, con cui apprendono che Cristo ha soddisfatto per essi’ c’è l’anatema tridentino [5]

In questa maniera, cioè insegnando che il battezzato, sia nel caso di peccati veniali e sia di peccati mortali, deve sempre fare delle opere per ottenere la remissione del debito della pena temporanea meritata e che il pentimento e la fede in Cristo non sono sufficienti a soddisfare, il purgatorio trova il suo logico posto, perché? Perché è il luogo dove il penitente deve andare dopo morto a scontare qualsiasi debito di pena temporanea rimastogli sulla terra: che tutti hanno, solo che per alcuni è più grande e per altri meno. In paradiso infatti ci va solo colui che è senza peccato neppure veniale e senza debito di pena cioè che ha già soddisfatto a tutta la pena temporanea dovuta per i peccati gravi, cioè chi è puro di ogni macchia, e dato che in punto di morte nessuno può sperare di trovarsi così puro e così santo da potere subito accedere in paradiso – come essi dicono – perché tutti hanno qualche colpa da espiare, allora il penitente deve andarsene prima nel purgatorio a pagare il suo debito per potere poi accedere in paradiso!

Avete compreso dunque in che maniera il purgatorio è strettamente collegato alla dottrina del peccato insegnata dalla chiesa papista? Perché esso costituisce quel posto da cui tutti devono passare per espiare con le loro sofferenze ogni debito di pena temporanea contratto sulla terra che essi non hanno potuto o voluto pagare sulla terra con le loro opere. In altre parole esso costituisce quel luogo dove, dato che sulla terra mediante la sola fede nel sacrificio propiziatorio di Cristo non si può in nessuna maniera ottenere la remissione di tutta la pena meritata con i peccati (il che significa che il sangue di Cristo non può cancellarla), il penitente deve per forza di cose andare per mettersi finalmente a posto davanti a Dio, cioè per pagare tutto quello che gli rimane a pagare!
Per farvi comprendere ora quali sono per i teologi cattolici romani i peccati veniali, che non sono gravi, e quelli mortali che invece sono gravi, vi citerò alcune parole sempre dalNuovo Manuale del Catechista: ‘La legge di Dio, ad esempio, proibisce di rubare. Se io rubo pochi soldi a un ricco, il mio peccato non è mortale, ma veniale; è mortale se rubo una somma grave. Una semplice bugia è peccato veniale, ma mortale la bestemmia’. [6]
Per quanto riguarda la bugia occorre dire che, secondo i teologi romani, essa è di tre tipi, cioè, la bugia giocosa, la bugia ufficiosa, e la bugia dannosa (questa distinzione fu introdotta da Tommaso d’Aquino).
La bugia giocosa è quando si mentisce per giuoco, senza alcuno scopo serio, e per il solo piacere di mentire; la bugia ufficiosa è quando si mentisce per scusarsi, ovvero per produrre un qual­che vantaggio a sé stesso o ad altri, senza che però ne venga per essa danno al prossimo; la bugia dannosa è quando per essa ne viene ingiusto danno al prossimo.
Le prime due classi di bugie, secondo la teologia romana, non sono che peccato veniale, mentre la bugia dannosa è un peccato grave. Citiamo a tale proposito ciò che dice l’Enciclopedia Ecclesiastica alla voce ‘bugia’: ‘Solo la bugia dannosa può essere colpagrave, come quando inducesse in errore su Dio, la religione, la morale, o recasse danno grave al prossimo nella vita, nelle ricchezze o nella fama; in tutti questi casi, infatti, è una grave violazione del precetto della carità (…) La bugia ufficiosa (quella cioè che mira a qualche vantaggio) e quella giocosa, non sono peccato grave (…) anzi, la giocosa, secondo alcuni, può essere del tutto innocente, ossia non essere neppure bugia. Questa dottrina sulla colpevolezza di chi mente è comune nella Chiesa’. [7]
E se questo non basta per capire che i teologi della chiesa romana ammettono in alcune circostanze la menzogna citiamo anche quello che dice l’Enciclopedia Cattolica alla voce menzogna: ‘In molti casi, basterà il silenzio o la frase evasiva allo scopo di salvare il segreto, di eludere una minaccia, di essere cortesi. Ma tante altre volte il silenzio o la frase evasiva sono proprio tali da tradire quegli scopi. Non si può allora né tacere né evadere; bisogna dire qualcosa; d’altronde il proprio pensiero non può dirsi senza pericolo. E’ lecita in simili circostanze la risposta falsa? Con la grande maggioranza degli uomini sani, i dottori cattolici rispondono di sì’. [8]

[1] Giuseppe Perardi
, op. cit. pag. 241
[2] In questa maniera la chiesa cattolica si contraddice perché il concilio Laterano del 1215 ha imposto la confessione di tutti i peccati e non solo di una parte; e poi perché questi peccati di ‘seconda categoria’ che secondo loro non privano l’anima della grazia di Dio sono degni della punizione divina perché coloro che li commettono senza averli espiati sulla terra li devono espiare in purgatorio con atroci sofferenze. Quindi, la chiesa romana non reputa indispensabile la confessione dei peccati veniali al prete che fa le veci di Dio e poi afferma che per essi si dovrà penare nel purgatorio; il che vuole dire che essa dichiara non grave ciò che Dio punisce con la sua ira! Ma se Cristo avesse veramente istituito la confessione al prete e ci fosse veramente il purgatorio, non sarebbe un controsenso non obbligare le anime a confessare anche i peccati veniali? Non sarebbe tutto ciò un andare contro gli interessi delle anime che possono morire con dei peccati veniali non perdonati?
[3] Giuseppe Perardi, op. cit., pag. 240
[4] Ibid., pag. 238. Il fatto è però che il penitente anche dopo averne fatto la confessione al prete anche se non va all’inferno, se ne va sempre in un luogo di tormenti atroci quale è il purgatorio. Una domanda quindi si impone a questo punto: come è mai possibile che la chiesa romana che si vanta di avere le chiavi del regno dei cieli, perché possiede il successore di Pietro e i successori degli apostoli che la guidano, non può fare evitare il purgatorio, che è un luogo di tormenti, a coloro che si confessano e fanno ciò che essa gli dice? Come è possibile che queste cosiddette chiavi riuscirebbero a fare scampare dall’inferno ma non dal purgatorio? Non è forse questo una prova di quanto sia inefficace questo potere delle chiavi?
[5] Concilio di Trento, Sess. XIV, can. 12
[6] Giuseppe Perardi, op. cit., pag. 241. Anche tra i peccati mortali ci sono quelli più gravi e quelli meno gravi; ma su questa loro distinzione non mi soffermerò per non dilungarmi troppo. Mi limito a dire che essa è arbitraria e denota quanta ignoranza della Scrittura ci sia tra i teologi papisti.
[7] Enciclopedia Ecclesiastica, vol. 1, pag. 533
[8] Enciclopedia Cattolica, vol. 8, 703. Non c’é quindi da meravigliarsi un gran che se in questa nazione così cattolica la bugia è un costume e non è considerata un peccato: la bugia cosiddetta giocosa per esempio è molto diffusa perché a tutti piace mentire per farsi beffe del prossimo; anche la bugia cosid­detta ufficiosa è molto diffusa difatti tanti mentono per scusar­si e per nascondere certe cose, e tanti mentono ai bambini sin dalla loro tenera età per non fargli fare certe cose o per far­gliene fare altre; e tutto questo perché queste menzogne vengono considerate bugie leggere ovvero peccati veniali.


CONFUTAZIONE


COME I PECCATI VENGONO RIMESSI E L'UNICA DISTINZIONE ESISTENTE TRA DI ESSI SECONDO LA SCRITTURA


La sacra Scrittura insegna che “il peccato é la violazione della legge”
 [
1 Giov. 3:4] e che “tutti hanno peccato e son privi della gloria di Dio”.[Rom. 3:23] 
Perché tutti hanno peccato?
Perché Adamo, il primo uomo, peccò e per mezzo di lui il peccato è passato su tutti gli uomini; dice Paolo infatti che “per la disubbidienza di un solo uomo i molti sono stati costituiti peccatori”;
 [Rom. 5:19] quindi tutti coloro che vengono al mondo nascono con il peccato secondo che é scritto: “Io sono stato formato nella iniquità, e la madre mia mi ha concepito nel peccato”. [Sal. 51:5]

In altre parole ogni creatura umana sin da quando nasce è incline per natura a peccare contro Dio perché ha il peccato in sé; e difatti noi tutti “eravamo per natura figliuoli d’ira, come gli altri”.
 [Ef. 2:3]

Ora, il peccato, di cui è contaminata la coscienza di ogni essere umano sin dalla sua nascita, per mezzo del comandamento prende vita e uccide chi lo serve perché come dice Paolo “senza la legge il peccato è morto… ma, venuto il comandamento, il peccato prese vita, ed io morii”,
[Rom. 7:8,9]  e può essere cancellato dalla sua coscienza solo mediante il sangue di Gesù Cristo secondo che é scritto: “Se il sangue di becchi e di tori e la cenere d’una giovenca sparsa su quelli che son contaminati santificano in modo da dar la purità della carne, quanto più il sangue di Cristo che mediante lo Spirito eterno ha offerto se stesso puro d’ogni colpa a Dio, purificherà la vostra coscienza dalle opere morte per servire all’Iddio vivente?”. [Ebr. 9:13,14]

Ma quando avviene questa purificazione? Quando l’uomo si riconosce peccatore davanti a Dio e lo implora affinché lo perdoni e crede con il suo cuore nel Vangelo. Questo é attestato da queste parole che l’apostolo Pietro rivolse ai Giudei: “Ravvedetevi dunque e convertitevi, onde i vostri peccati siano cancellati…”;
 [Atti 3:19] 
quindi è del tutto menzognera la dottrina cattolica che afferma che il fanciullo mediante il battesimo viene nettato e liberato dal suo peccato. Certo, il bambino ancora dopo pochi giorni dalla sua nascita non ha ancora compiuto peccati, però ha il peccato in sé; ma questo non può svanire dalla sua coscienza mediante dell’acqua cosiddetta santa versata sulla sua testa. Quell’acqua lo bagna ma non lo libera dal peccato che ha ereditato dai suoi antenati.
 [1]
Per quanto riguarda invece i peccati commessi dopo essere stati purificati e liberati dai peccati commessi nella nostra ignoranza, anch’essi vengono cancellati mediante il sangue di Cristo e ciò dopo averne fatta confessione a Dio secondo che è scritto: “Se confessiamo i nostri peccati, Egli è fedele e giusto da rimet­terci i peccati e purificarci da ogni iniquità”. [1 Giov. 1:9]
Non esistono quindi secondo la Scrittura due categorie di peccati per ottenere il cui perdono occorre seguire due prassi diverse, una più facile e l’altra più difficile come nella chiesa papista. Da tutte le iniquità che il credente commette, per ottenerne il perdono da Dio, egli si deve pentire davanti a Dio e confessarle a Dio abbandonandole perché è scritto: “Chi le confessa e le abbandona otterrà misericordia”. [Prov. 28:13]

Si noti pure che a differenza di quanto insegna la chiesa cattolica sulla remissione dei peccati dopo il battesimo, la Scrittura non insegna che dopo avere ottenuto direttamente dal Signore la remissione di essi rimane per essi una pena temporanea da scontare perché questo è in piena contraddizione con lo stesso concetto di remissione insegnatoci dalla Parola di Dio.

Infatti dire che il Signore ci rimette i nostri debiti in virtù del nostro pentimento e della nostra fede in lui, ma noi dobbiamo sempre dare la nostra parte di soddisfazione o in questa vita o nell’altra per essi significa attribuire a Dio questo modo di agire. Che lui ha promesso di rimetterci i nostri debiti che avremmo contratto verso lui dopo la nostra conversione in virtù del sacrificio propiziatorio del suo Figliuolo, ma nei fatti richiede da noi che diamo un contributo per estinguere i nostri debiti.

Questo significherebbe che la remissione promessaci dal Signore non è una vera remissione. E che quindi lui ha mentito: ma no, lui non ha mentito, sono piuttosto i teologi papisti che mentono contro la verità secondo che è scritto: “Sia Dio riconosciuto verace, ma ogni uomo bugiardo”,
 [
Rom. 3:4] facendo dire alla Scrittura quello che essa non dice.

La verità è che
il sangue di Gesù Cristo ci purifica da ogni peccato a noi credenti, ed è in grado di nettarci e di renderci più bianchi della neve secondo che dice Davide nei Salmi: “Lavami, e sarò più bianco che neve” [Sal. 51:7] nel momento in cui ci macchieremmo.

In altre parole, noi credenti per mezzo del prezioso sangue di Cristo, il prezzo da lui pagato per la remissione dei nostri peccati commessi prima e dopo la nostra rigenerazione, otteniamo dal Signore nella sua grande misericordia l’estinzione totale di ogni nostro debito cosicché dopo la nostra confessione non rimane proprio nulla da scontare.
 [2] 

Ecco perché siamo sicuri che quando moriamo andiamo subito con il Signore in cielo
, perché quando noi confessiamo i nostri falli a lui il suo sangue di cui noi siamo stati cosparsi ci imbianca in maniera tale da poterci presentare puri da ogni macchia nel cospetto di Dio ad ogni istante.

Quindi
la nostra non è affatto presunzione, ma semplicemente fiducia nel potere purificatore del sangue di Gesù. Per chi è sotto il sangue di Gesù non c’è condanna alcuna, non c’è debito di pena da espiare in un purgatorio, perché in quel sangue ci sono tutti i meriti necessari alla soddisfazione di tutti i suoi debiti contratti dopo la sua conversione.
Per quanto riguarda poi la distinzione generale tra peccati veniali e mortali che fanno i teologi papisti diciamo le seguenti cose. Giacomo ha detto: “Chiunque avrà osservato tutta la legge, e avrà fallito in un sol punto, si rende colpevole su tutti i punti”, [Giac. 2:10] e la Scrittura dice che è “maledetto chiunque non persevera in tutte le cose scritte nel libro della legge per metterle in pratica”; [Gal. 3:10] per questo noi consideriamo del tutto inutile ma anche dannosa la distinzione tra peccati veniali e peccati mortali che fanno i teologi cattolici, perché sappiamo che benché non tutti i Cattolici romani possono essere accusati di avere ucciso delle persone o di commettere dei peccati contro natura (che sono peccati mortali per i teologi papisti) pure tutti sono sotto la maledizione della legge e morti nei loro falli e nelle loro trasgressioni.
Anche per noi credenti questa distinzione tra i peccati che fanno i papisti non ha valore perché sappiamo che “ogni iniquità è peccato” [1 Giov. 5:17]  che offende Dio, disonora la sua parola e produce la morte. Giacomo dice per esempio che il peccato (e non fa nessuna distinzione tra i peccati) “quand’è compiuto, produce la morte”. [Giac. 1:15]

Per questo odiamo tutti i peccati, anche quelli che non paiono così distruttivi, e ci studiamo di non compierli e quando pecchiamo confessiamo il nostro peccato a Dio per essere da Lui purificati con il sangue del suo Figliuolo.

Come ho detto prima, torno a ripeterlo, non esistono per noi credenti peccati meno gravi per i quali occorre seguire una prassi più sbrigativa e più semplice per ottenere il perdono divino, e peccati gravi per i quali occorre seguire un’altra prassi più difficile. In altre parole sappiamo che Dio è pronto a perdonarci i nostri peccati, non importa di che natura siano, a condizione che noi ci pentiamo da essi e glieli confessiamo.

Quando Gesù c’insegnò a pregare ci disse di dire al Padre nostro: “Rimettici i nostri debiti”
 [Matt. 6:12] e non disse che per taluni debiti basta fare una cosa mentre per altri non basta!! Sia ben chiaro questo.
Va detto però che tra tutti i peccati c’è un peccato che se un credente commette non può essere perdonato perché è impossibile menarlo da capo a ravvedimento; é il peccato che mena a morte. Le seguenti Scritture confermano questo.
-  “V’è un peccato che mena a morte; non é per quello che dico di pregare”; [1 Giov. 5:16]
-  “Se pecchiamo volontariamente dopo aver ricevuto la conoscenza della verità, non resta più alcun sacrificio per i peccati; rimangono una terribile attesa del giudizio e l’ardore d’un fuoco che divorerà gli avversarî”; [Ebr. 10:26,27]
-  “Perché quelli che sono stati una volta illuminati e hanno gustato il dono celeste e sono stati fatti partecipi dello Spiri­to Santo e hanno gustato la buona parola di Dio e le potenze del mondo a venire, se cadono, è impossibile rinnovarli da capo a ravvedimento, poiché crocifiggono di nuovo per conto loro il Figliuol di Dio, e lo espongono ad infamia”; [ Ebr. 6:4-6]
-  “Chiunque avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non ha remissione in eterno, ma è reo d’un peccato eterno”. [Mar. 3:29]
Quindi, secondo la Scrittura esiste un peccato che mena a morte (alla morte seconda) il credente che lo commette, ed esso consiste nel volontario rinnegamento della propria professione di fede, e per chi lo commette é impossibile ravvedersi di nuovo perché crocifigge di nuovo per conto suo il Figlio di Dio e lo espone ad infamia. Questa è l’unica distinzione tra i peccati che fa la Scrittura: tutti possono essere rimessi tranne quello a morte perché chi commette quest’ultimo crocifigge di nuovo il Figlio di Dio e lo espone ad infamia.
A proposito invece della distinzione particolare vista in precedenza diciamo: per quanto riguarda il rubare la Scrittura insegna che Dio dice: “Non rubare”, [Es. 20:15] perciò non importa quanto uno ruba ad un ricco, se poco o tanto, perché chi ruba trasgredisce la legge di Dio e riceve come retribuzione dal peccato la morte secondo che è scritto: “Il salario del peccato é la morte”. [Rom. 6:23]

A proposito del mentire la Scrittura dice: “Perciò, bandita la menzogna, ognuno dica la verità al suo prossimo perché siamo membra gli uni degli altri”,
 [Ef. 4:25] perciò non importa se uno dice una bugia per ridere o per scusarsi o per diffamare il suo prossimo perché egli commette una cosa in abominio a Dio secondo che è scritto: “Le labbra bugiarde sono un abominio per l’Eterno”. [Prov. 12:22]
E a proposito della bugia da loro chiamata giocosa la Scrittura la condanna perché afferma: “Come un pazzo che avventa tizzoni, frecce e morte, così è colui che inganna il prossimo, e dice: Ho fatto per ridere!”. [Prov. 26:18,19] 
Quindi, i dottori della chiesa romana che parlano in quel modo a riguardo della menzogna mentono loro stessi contro la verità e inducono le persone ad amare e praticare la menzogna a danno della loro anima.
Avete compreso dunque perché parlando con i Cattolici ci si sente sovente dire: ‘Ma io lavoro, non rubo (si intende, grosse somme di denaro) non bestemmio, non ucci­do, non commetto adulterio, di che cosa mi devo ravvedere? Perché loro pensano che sono degni di ricevere il castigo eterno solo per certi peccati, per gli altri no perché c’é il purgatorio che glieli purgherà dopo morti se da essi non si sono pentiti in tempo! Come potete vedere questa distinzione tra peccati veniali e mortali ha avuto ed ha nefaste conseguenze sulle persone perché le porta a sottovalutare una certa categoria di peccati, appunto quella dei veniali, a danno della loro anima. [3]
O Cattolici, che avete ricevuto il battesimo da infanti, sappiate che se non vi ravvedete dai vostri peccati e non credete nel Vangelo quando morirete ve ne andrete all’in­ferno perché morirete nei vostri peccati. Non importa se morirete nei peccati ‘veniali’ o nei peccati ‘mortali’ (come li chiamate voi), voi perirete perché Gesù ha detto: “Se non credete che sono io (il Cristo), morrete nei vostri peccati”, [Giov. 8:24] 
ed anche: “Se non vi ravvedete, tutti similmente perirete”;
[Luca 13:3] e quand’anche prima di morire vi confessaste al prete non scamperete alle fiamme dell’inferno perché il prete non potrà in nessuna maniera darvi l’assoluzione divina non avendo il potere di assolvere i peccatori.

Vi scongiuriamo quindi a pentirvi di tutti i vostri peccati e chiedere perdono direttamente al Signore Iddio perché lui solo può purificavi appieno e all’istante da essi dandovi così la certezza assoluta di andare in cielo con Gesù Cristo appena morti.
[1] Se Gesù avesse creduto che il battesimo cancella automaticamente i peccati di chi lo riceve certamente lo avrebbe imposto anche lui ai neonati e non lo avrebbe prescritto solo a coloro che avrebbero creduto in lui. Il fatto dunque che Gesù lo abbia comandato solo per coloro che hanno creduto in lui esclude che lui gli attribuisse l’importanza e l’efficacia che gli attribuiscono i teologi papisti, e difatti per Gesù era la fede che salvava l’uomo dal peccato e non il rito del battesimo.
[2] La chiesa cattolica attribuisce all’acqua benedetta da lei usata sui suoi battezzati il potere di cancellare ogni peccato e ogni pena dovuta per essi infatti afferma che il battesimo toglie ‘il peccato originale e gli attuali se vi sono, con ogni debito di pena per essi dovuta’ (Giuseppe Perardi, op. cit., pag. 454); questo perché secondo lei quell’acqua ha ricevuto da Dio la potenza dello Spirito Santo di cancellare ogni macchia dall’uomo. E per questo essa afferma che se un adulto muore subito dopo il battesimo egli se ne va direttamente in paradiso. Ma allora noi diciamo: ‘Perché mai un credente dopo essere stato asperso con il sangue benedetto di Cristo Gesù al momento della sua conversione e dato che viene con esso lavato continuamente dai suoi peccati non dovrebbe avrebbe in ogni istante della sua vita la certezza di andare subito in paradiso?’ Forse perché il sangue di Gesù non ha lo stesso potere di cancellare appieno i peccati del cristiano ed ogni pena dovuta per essi come invece ce l’ha la sua cosiddetta acqua santa? Se è così, ciò significa che la sua acqua ‘santa’ è più potente del sangue di Gesù, perché essa è in grado di cancellare ogni debito di pena, mentre il sangue di Cristo no! Ma no, le cose non stanno affatto così, perché quell’acqua del prete non ha alcun potere di purificare il peccatore dai suoi peccati perché questo ce lo ha solo il sangue di Gesù. E’ nel suo sangue che c’è la remissione dei peccati e non nell’acqua battesimale della chiesa papista. Il sangue di Gesù sì dà la certezza di andare in paradiso subito, ma la sua acqua ‘santa’ no.
[3] E’ chiaro che anche nel caso tutti i peccati fossero stati considerati mortali dalla teologia romana per cui dovevano essere obbligatoriamente confessati al prete, le cose non sarebbero state migliori, perché quantunque quelli che sono definiti i veniali fossero stati reputati degni di castigo eterno pure avrebbero dovuto essere sempre confessati ad un uomo che non ha per nulla il potere di rimetterli.
Tratto da:
G.Butindaro, La Chiesa Cattolica Romana

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