La Volgata latina è la Bibbia della Chiesa Cattolica Romana ed è piena di falsificazioni dichiarate dagli stessi autori


È pregiudizio comune che S. Girolamo sia l' autore della traduzione della Bibbia della Chiesa romana, chiamata la Volgata; ma ciò non è vero. S. Girolamo stesso dice, nella sua prefazione al libro di Giosuè, che fra i Latini erano moltissimi i codici e moltissimi gli esemplari della Bibbia tradotti in lingua volgare (ne' suoi tempi la lingua volgare de' Latini era la latina); la quale testimonianza del santo dottore prova ancora che la lettura della Bibbia in lingua volgare era comunissima ai tempi di S. Girolamo: non fu dunque egli l' autore di quella traduzione. Ma cosa fece egli dunque? Egli lavorò moltissimo sull'antica versione volgare, e, collezionandola cogli originali ebraici e greci, la ridusse a miglior lezione.

La versione Volgata è tenuta in tanto pregio nella Chiesa romana, che il Concilio di Trento nella quarta sessione ha decretato, che fra tutte quante le versioni essa sola deve essere tenuta per autentica.

I teologi romani non si sono accontentati di questa dichiarazione o decreto del Concilio, ma sono andati molto più in là nell' esaltare la Volgata: essi han detto, che tutte le altre versioni sono false, ed hanno portata la versione Volgata anco al disopra degli originali. Basta non essere teologo romano per comprendere che trattandosi di una traduzione, quella sarà la migliore, la quale è più conforme al suo originale; che nel caso di differenza fra la traduzione e l' originale, questo deve essere preferito alla traduzione. Ma i teologi romani hanno il privilegio di ragionare diversamente: essi sanno che la Volgata è fra tutte le versioni quella che più si allontana dall'originale, eppure la proclamano la migliore; e, nelle differenze che spesso s' incontrano fra essa e l' originale, sostengono che debba starsi alla versione piuttosto che al testo.

Il padre Pereira, celebre teologo gesuita, nel lib. XIII sulla Genesi disp. 5, dice così: "È cosa fuori d'ogni questione, che quando il testo ebraico si trova contrario alla traduzione latina e riesce impossibile la conciliazione, in tal caso bisogna tenerci piuttosto al latino che all' ebraico; imperciocchè il Concilio di Trento ha così grandemente raccomandata ed appoggiata della sua autorità la versione latina." Quest' asserzione del teologo gesuita, a noi pare, che ferisca il senso comune, e sia empia: essa ferisce il senso comune, in quanto che preferisce la traduzione all' originale; è empia, in quanto che preferisce l' autorità del Concilio a quella di Dio.

Gregorio da Valenza, nel suo Commentario teologico (tom. I disp. 5 quest. 13), dice così: "Siccome per l'autorità del Concilio di Trento noi siamo più certi dell' autorità della Volgata che di qualunque altra versione; così quando questa versione non sarà d'accordo col testo originale, è chiaro che si dovrà correggere il testo originale sulla Volgata, e non la Volgata sul testo." Pare dunque chiaro che i teologi romani dànno maggiore autorità alla Volgata che al testo.

Il cardinale Bellarmino nel lib. II della Parola di Dio sostiene che gli originali sono corrotti, e che perciò bisogna attenersi alla Volgata.

Il famoso cardinale Ximenes pubblicò la magnifica Poliglotta di Alcalà, e pose in essa la versione Volgata in mezzo ai testi ebraico e greco. In una prefazione posta in testa a quell' edizione, il cardinale spiega il perché ha messo la Volgata nel posto di onore, e dice che i testi ebraico e greco li ha posti ai due lati della Volgata, ed essa nel mezzo, per indicare che la Volgata è come Cristo in mezzo ai due ladri.

A noi sembra che se non vi fossero altri fatti, questi soli basterebbero per conchiudere che la Bibbia della Chiesa romana è falsificata, ed è falsificata appositamente. Se così non fosse, se gli errori della Volgata fossero errori involontari, i teologi romani direbbero quello che altra volta dicevano i SS. Padri, cioè: "Ricorriamo agli originali, e sopra di essi correggiamo le traduzioni;" così dicono i Protestanti quando gli è indicato qualche errore delle loro versioni. Ma i teologi romani dicono invece: " Emendiamo gli originali sulla nostra traduzione." Che direste di un uomo il quale vedendo una copia del celebre gruppo greco di Laocoonte mancante di un braccio, per esempio, dicesse: "Rompiamo un braccio all' originale, affinché sia simile alla copia?" Tale è il discorso dei teologi romani riguardo alla Bibbia.

Però la Volgata stessa, tanto encomiata dal Concilio di Trento, non fu così favorevolmente giudicata dagli antichi. Viveva ancora S. Girolamo, e da ogni parte si moveano lamenti contro la sua versione, o corruzione. Ruffino prete di Aquileia, uomo dottissimo, scrisse appositamente un libro per rimproverare al suo contemporaneo Girolamo tutti gli errori che avea lasciati correre nella sua Volgata. S. Agostino contemporaneo anch'esso di S. Girolamo, nella sua lettera X, dice chiaramente a Girolamo, che la sua Versione in molte cose si allontana dal vero; che gli Ebrei stessi la condannano come falsa: e nella lettera XIX dice, ch' è per queste ragioni che egli non volle adottare la versione di Girolamo, nè volle permettere che si leggesse nella sua Chiesa.

Difatti pochissime furono le Chiese che l'adottarono: essa fu generalmente adottata nel medio evo quando la ignoranza dominava.

Fu dunque un decreto per lo meno imprudente quello dei cinquantaquattro vescovi riuniti a Trento, i quali dichiararono la Volgata autentica. La imprudenza era così evidente che saltò ben presto sugli occhi a tutti. I vescovi tridentini stessi si avvidero dello sbaglio; ma si erano dichiarati infallibili, e lo sbaglio non poteva essere corretto; si avvidero che la Volgata da essi infallibilmente dichiarata autentica era piena di errori; come dunque porgere rimedio a quel male? dichiarare che essi avevano errato era negare la loro propria infallibilità; lasciar correre quel decreto non era possibile, perché gli errori della Volgata saltavano agli occhi di chiunque avea una piccola conoscenza dell' originale. Il papa cercò il rimedio, e pensò averlo trovato, adoperando la sua infallibilità per correggere l' errore del Concilio infallibile. Sisto V pubblicò una magnifica edizione della Volgata coi tipi Vaticani, pose tutta la sua cura e tutta la sua infallibilità nel correggerne gli errori: poi con una bolla dichiarò, che la Bibbia Volgata dichiarata autentica dal Concilio di Trento, era quella che egli pubblicava. Secondo questo decreto, il concilio di Trento avrebbe dichiarata autentica una versione che al suo tempo non esisteva.

Ma questa infallibilità papale aggiunta all'infallibilità del Concilio non fu più felice della prima; tali e tanti furono gli errori sostanziali che si trovarono nella famosa Bibbia di Sisto V, che il di lui successore Clemente VIII fu obbligato a ritirarne tutte le copie; fece una nuova correzione, dichiarò sbagliata la correzione che il suo predecessore avea infallibilmente dichiarata giusta, e fece una nuova edizione della Volgata corretta, che è quella che ora ha la Chiesa romana.

Non meno di duemila errori sono stati trovati dai dotti nella Bibbia Volgata corretta e dichiarata scevra di errori dall' infallibile Clemente VIII. Per provare questa verità, non ci serviremo di testimonianze di Protestanti, ma di quelle dei più famosi teologi della stessa Chiesa romana; così i preti saranno giudicati dalle stesse loro confessioni. Il dottissimo Sisto da Siena, nel libro VII della sua Biblioteca Santa, sostiene che nella Volgata moltissime cose differiscono totalmente dal testo originale. Sante Pagnino ed Arria Montano, dottissimi nelle lingue orientali e zelanti Cattolici, per riparare al male che viene alla Chiesa per una falsa traduzione della Bibbia, l' hanno tradotta di nuovo sui testi originali, e la loro versione è riuscita in tutto e per tutto conforme alle versioni dei Protestanti; ma la loro versione non ha avuto buon successo presso i Cattolici, e giace polverosa nelle biblioteche, conosciuta soltanto da qualche rarissimo dotto del clero. Ma quello che vi è da osservare è che codesti due autori Domenicani erano avversi quanto possa mai dirsi al protestantesimo ed ai Protestanti: eppure la loro versione è in tutto e per tutto conforme alla versione protestante. Essi dunque con la loro versione dànno una perentoria risposta a quei preti ignoranti che, non sapendo una parola nè di ebraico, nè di greco, ardiscono asserire che la versione dei Protestanti è falsa, che la versione Volgata è la vera.

Non vogliamo entrare in una discussione che non sarebbe alla portata di tutti, e che riuscirebbe lunghissima, per dimostrare gli errori che sono nella Volgata, solo citeremo alcune testimonianze oltre le già citate di autori cattolici, i quali confessano che la Volgata, anche dopo la correzione di Clemente VIII, è piena di errori.

Natale Alessandro, celebre teologo Domenicano, fa una ben lunga ed elaborata dissertazione, per dimostrare gli errori della Volgata di Clemente VIII, e per darne un piccolo Saggio cita centotre passi che nella Volgata di Clemente VIII differiscono sostanzialmente dall' originale. Roma fece rispondere alla dissertazione del dotto Domenicano; ma questi in una replica non solamente non ritrattò nulla di quanto avea detto, ma distrusse tutte le ragioni di Roma, e, dottissimo come era nelle lingue orientali, dimostrò fin all' evidenza quegli errori che nella prima dissertazione aveva soltanto accennati. Roma convinta di malafede si servì della sua solita ultima ragione, e mise all' Indice la dissertazione del dotto Domenicano. E i preti romani che sanno cotali cose hanno poi il coraggio di dire e sostenere che la versione dei Protestanti è falsa, e che la loro Volgata è la vera.

Però le anime timorose ed eccessivamente credule si faranno scrupolo di prestare fede ad un autore condannato da Roma. E noi che abbiamo su questo punto testimonianze per tutti i gusti, possiamo dimostrare anche ai devoti che la loro Volgata è falsa, e dimostrarlo con testimonianze alle quali essi stessi debbano fare di berretta. Essi certo non ricuseranno la testimonianza del cardinale Bellarmino: egli era cardinale, era Gesuita, era nemico acerrimo dei Protestanti, per poco non è stato canonizzato, ma forse lo sarà fra breve; egli dunque merita tutta la fede dei devoti: ebbene il cardinale Bellarmino istesso testimonia degli errori della Volgata.

Vi sono nella vita umana alcuni momenti nei quali anche il bugiardo di professione si trova costretto, senza saper come, a dire la verità; in uno di cotesti momenti il Bellarmino non solo confessa tutti gli errori della Volgata, ma asserisce che la Chiesa romana li conosce e ve li lascia appositamente. Scrive egli difatti in una lettera a Luca di Bruges, il quale gli avea mandate alcune osservazioni intorno agli errori della Volgata, e dice che tali errori sono conosciuti; ma che la Chiesa romana ve li lascia appositamente ed ha le sue buone ragioni per agire così. Piaceranno forse ai preti le parole latine del cardinale, eccole: "De libello ad me misso gratias ago. Sed scias velim Biblia Vulgata non esse a nobis accuratissime castigata; multa enim de industria justis de causis pertransivimus, quoe correctione indigere videbantur."

Ora noi a nostra volta domandiamo ai preti: Quali sono le giuste cause che possono autorizzare una Chiesa a falsificare la parola di Dio, ad ingannare un popolo facendogli credere essere Parola di Dio quella che essi sanno di avere falsificata volontariamente? Riflettano a tal cosa i preti, e poi se ne hanno il coraggio continuino dai loro pulpiti, che essi chiamano cattedre di verità, a calunniare i Protestanti, e dire che la loro versione è falsa.

I preti non possono negare la testimonianza di Bellarmino, ma potrebbero dire che Bellarmino ha errato, e che una tale confessione gli sia uscita involontariamente dalla penna. E bene noi abbiamo, per provare la falsificazione della Volgata, una testimonianza che per ogni Cattolico deve essere al disopra di ogni eccezione; è la testimonianza di un papa infallibile che per noi Cristiani Evangelici dimostra, che quando si commettono certi sacrilegi, Dio permette che essi vengano scoperti e confermati per la confessione di coloro stessi che li hanno commessi.

Papa Clemente VIII, che, come abbiam veduto, corresse per I' ultimo e dichiarò autentica la correzione da lui fatta della Volgata, pose in fronte alla sua edizione, della Bibbia, uscita dai tipi del Vaticano, una prefazione, nella quale egli confessa che sono stati lasciati in essa appositamente molti errori. Ecco le parole latine di quella prefazione, che non traduciamo per non togliergli la loro forza: "Et vero quamvis in hac Bibliorum recognitione in codicibus manuscriptis oebroeis groecisquoe fontibus et ipsis veterum patrum commentariis conferendis, non mediocre studium adhibitum fuerit; in hac tamen pervulgata lectione, sicut nonnulla consulto mutata, ita etiam alia quae mutanda videbantur, consulto immutata relicta sunt."

È da sapersi che questo Clemente VIII, mentre facea una simile dichiarazione, dettava una bolla infallibile, nella quale dichiarava che quella sua Volgata era autentica conforme agli originali, ed unica autorità per tutta quanta la Chiesa: Clemente VIII dunque dichiarava vera in una bolla quella stessa Bibbia che in una prefazione dichiarava falsa.

I Protestanti di buona fede non sanno persuadersi della realtà di simili fatti, tanto essi superano la umana credenza; ed è perciò che noi crediamo che tale fatto non è generalmente avvertito. Eppure questo fatto è la risposta la più semplice, la più alla portata di tutti, la più forte, la più perentoria che possa farsi a coloro i quali con faccia di bronzo vengono a calunniare la versione del Diodati, ed esaltare la loro Volgata. Anche monsignore Martini, che ha tradotto la sua Bibbia dalla Volgata, ha notato che nel solo Nuovo Testamento novecentosettantacinque passi non corrispondono al testo greco: e la nota di questi passi è nell' edizione di Le Monnier 1854, approvata e raccomandata dall' arcivescovo di Firenze: e monsignor Martini non li nota tutti.

Ma, per tornare a Clemente VIII, si potrebbe fare una qualche interrogazione ai difensori della Volgata ed alla papale infallibilità: si potrebbe per esempio domandare loro: Quando era infallibile Clemente VIII? quando confessava le volontarie falsificazioni da lui fatte alla Bibbia, o quando dichiarava che quella Bibbia, che confessava avere falsificata, era autentica e conforme all'originale? Un uomo che contradisce sè stesso può essere infallibile? Quando fu egli infallibile? quando bruciò la Bibbia di Sisto V dichiarandola piena di errori, o quando dichiarò la sua autentica, mentre nella prefazione la confessava falsificata?

Ogni uomo ragionevole deve trarre da questo fatto alcune conseguenze. Prima conseguenza, è principio legale non darsi prova maggiore contro all' accusato che la propria confessione: se dunque un papa infallibile confessa di avere egli stesso falsificata la Volgata, nessuno potrà mettere in dubbio quel delitto. Seconda conseguenza quello stesso papa che dichiara corrotta la Volgata, è quello stesso che ne fa la corruzione, che ne cura la edizione e che la dichiara autentica; dunque un papa dichiara autentica e vera quella versione che egli stesso ha dichiarata corrotta e falsa. Terza conseguenza, un papa parlando infallibilmente ex cathedra può definire infallibilmente una cosa che poscia sceso dalla cattedra nega. Quarta conseguenza, se un papa contradice fuori di cattedra le decisioni della sua stessa cattedra, questo papa ci dà l'esempio di contradirlo ancora noi, questo papa non crede a sè stesso, questo papa si confessa mentitore ex cathedra.

Da tutto ciò si rileva evidentemente, senza bisogno di entrare in dettagli e di esaminare tutti i passi falsificati, che la Bibbia della Chiesa romana, dichiarata autentica dal Concilio di Trento, è falsificata.

Luigi De Sanctis (1882).

[Bibliografia]

Autore: Luigi De Sanctis;
Titolo: Roma Papale descritta in una serie di lettere con note; (da pag. 447 a pag.452)
Casa editrice: Tipografia Claudiana;
Località: Roma - Firenze;
Edizione: Terza edizione;
Anno: 1882.

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