Il Canone: quello Cristiano o quello cattolico? - Il Canone Alessandrino è autentico?


IL CANONE: QUELLO CRISTIANO O QUELLO CATTOLICO?

La Chiesa Cristiana dei primi secoli non si discostò mai dal canone ebraico per l'Antico Testamento e rigettò anche gli apocrifi del Nuovo Testamento. Per i primi quattro secoli dell'era cristiana, infatti, essi non vennero mai riconosciuti come ispirati.

Nonostante questo, la chiesa cattolica romana si rifà al cosiddetto canone "alessandrino" o "cattolico", il quale aggiunge alla Bibbia i seguenti 12 libri apocrifi:


    - Tobia;
    Giuditta;
    Sapienza di Salomone;
    Ecclesiastico o Siracide (o Sapienza di Gesù figlio di Sirac);
    Baruc;
    Epistola di Geremia (inclusa sovente alla fine di Baruc);
    aggiunte al libro di Ester (il "sogno di Mardocheo");
    - tre aggiunte al libro di Daniele ("il cantico dei tre giovani", "Susanna e i vecchi", "Bel e il dragone");
    - i libri 1 Maccabei e 2 Maccabei.
La chiesa cattolica li definisce libri deuterocanonici, ossia aggiunti al canone della Bibbia (il canone è l'insieme dei libri riconosciuti sacri e autentici dalle prime Chiese Cristiane).

Questi scritti (Apocrifi) sono chiaramente non ispirati: in essi vi sono racconti leggendari, palesi imprecisioni storiche (mentre tutta la parte storica dell'Antico Testamento è stata sempre puntualmente confermata dalle ricerche archeologiche), e gravi contraddizioni con l'insegnamento dei libri ispirati.

A titolo d'esempio citiamo la conclusione del secondo libro dei Maccabei: "Era mia intenzione offrire un'esposizione ordinata e ben fatta degli avvenimenti. Se è rimasta imperfetta e soltanto mediocre, vuol dire che non ero in grado di fare meglio"(15:38). Così non si sarebbe mai espresso un uomo consapevole d'aver scritto guidato dallo Spirito Santo di Dio.



IL CANONE ALESSANDRINO È AUTENTICO?
Ma è davvero mai esistito un canone Alessandrino?

La scienza biblica, oggi finalmente anche da parte cattolica, ha abbandonato l'idea che tra gli ebrei vi fossero in vigore due canoni, uno "palestinese" e uno "alessandrino" distinti e in quanche modo in antagonismo, in quanto mancano evidenze tali da poterlo affermare.

Questo antogonismo, per diverso tempo è stato asserito in particolare dai fautori del "canone lungo" per giustificare l'inclusione dei deuterocanonici all'interno del canone cattolico, ma oggi è un ipotesi del tutto abbandonata.

In ogni caso, era convinzione quasi unanime presso gli scrittori cristiani dei primi secoli, che i testi non inclusi nel canone palestinese non dovessero essere utilizzati per la lettura pubblica o per le controversie dottrinali (la pensavano così Girolamo, Melitone da Sardi, Tertulliano, Ilario, Rufino, Atanasio, e Origene, le cui opere coprono il periodo che va dal II al VI secolo d.C.).

Non va, inoltre, dimenticato che citare un brano non ha il significato di attribuire canonicità al testo da cui si è citato. Gli stessi scrittori neotestamentari, a scopo di edificazione, facevano largo uso di citazioni tratte anche da testi pagani: Paolo cita dai "Fenomeni" del poeta-filosofo Arato (Atti 17:28), dal "Thais" del poeta Menandro (1 Corinzi 15:33) e forse dal filosofo Epimenide (Tito 1:12); nessuno affermerebbe che questi scrittori pagani fossero "ispirati" da Dio e la loro produzione meritevole di essere introdotta nel canone neotestamentario!

Che dire poi di brani di testi apocrifi non "deuterocanonici", citati da scrittori neotestamentari, come è il caso del Libro di Enoc e dell'Assunzione di Mosè, citati nell'Epistola di Giuda?

Secondo i teologi cattolici, il cosiddetto canone Alessandrino sarebbe documentato dalla traduzione greca dell'Antico Testamento detta dei Settanta (LXX, o Septuaginta), ma i manoscritti che contengono tale versione documentano una notevole incertezza a proposito di quanto fosse da accettare come canonico.

Il codice chiamato Vaticano (catalogato con la lettera B), manca di 1 e 2 Maccabei, e include 1 Esdra (che neppure i cattolici ritengono canonico); il codice detto Sinaitico (catalogato con la lettera ebraica "aleph") include solo Giuditta, Tobia, 1 Maccabei e 4 Maccabei (non considerato canonico dai cattolici). Il codice detto Alessandrino (catalogato con la lettera A) include 1 Esdra, 3 e 4 Maccabei (che i cattolici ritengono non canonici).

Non esistono testi della Settanta anteriori al IV secolo d.C., cioè le testimonianze in nostro possesso di questa versione sono posteriori alla loro compilazione di ben 600 anni! Può ben essere che i testi apocrifi dell'Antico Testamento fossero aggiunti a tale versione in epoca cristiana.

Appare molto probabile che non è mai esistito un canone Alessandrino, e gli stessi ebrei alessandrini non ne fanno menzione; basti pensare che il filosofo ebreo Filone di Alessandria vissuto a cavallo tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C., non utilizza mai nei propri scritti gli apocrifi.

L'unico canone legittimo è quello contenente i 39 libri dell'attuale Antico Testamento, ossia quello Palestinese.


Fonte: http://camcris.altervista.org/apocrifi.html



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